Il carcere è strapieno Brande in biblioteca Emergenza stranieri
Allarme in via Gleno: i detenuti sono 537, immigrati il 60% Il direttore Porcino: più espulsioni, altrimenti scoppiamo
Era stato previsto, già all'indomani dell'indulto del 2006: se non cambieranno le leggi sull'immigrazione e sulla tossicodipendenza i numeri dell'emergenza torneranno. E così è oggi, specialmente in Lombardia, dove tra gli istituti di pena quello di Bergamo è il terzo per sovraffollamento dopo San Vittore e Brescia. La capienza regolamentare è di 220 detenuti. Ieri se ne contavano 508 (più 29 semiliberi). Numeri così non si vedevano da almeno due anni, cioè da prima dell'indulto, dalle parti di via Gleno 61. Dall'agosto 2006, quando il numero di detenuti era sceso sotto le 300 unità, non si erano più viste celle occupate da tre, quattro letti, e brande sistemate a gruppi di dieci nelle stanze solitamente riservate alla biblioteca e alle attività ricreative. La differenza è che oggi non c'è nessuna prospettiva di alleggerimento: nessun provvedimento di clemenza all'orizzonte, niente che faccia pensare a un cambio di rotta nelle politiche penali relative ai reati di droga e all'immigrazione clandestina. Forse per questo la Casa circondariale è piena soprattutto di stranieri: sono 317, il che significa che sei detenuti su dieci sono immigrati.Per il direttore del carcere Antonino Porcino la situazione è gestibile, per il momento, «con impegno e fatica», ma «servirebbe un cambio di rotta per ricorrere meno alla carcerazione, e di più alle espulsioni immediate, nel caso dei clandestini, oppure alle misure alternative». Non mancano i segnali che indicano un innalzamento della tensione nelle carceri lombarde, e Bergamo non fa eccezione: i problemi di convivenza si ingigantiscono quando si vive schiacciati in pochi metri quadrati e le attività rieducative sono ridotte (l'ultima notizia, su questo fronte, è la drastica riduzione delle ore di assistenza psicologica). Niente che faccia pensare a proteste eclatanti, ma certamente il lavoro degli operatori, dalla polizia penitenziaria ai dipendenti amministrativi, è ogni giorno più pesante. Lo hanno ribadito lunedì davanti ai cancelli di San Vittore Cgil, Cisl e Uil: «La situazione dei lavoratori Penitenziari della Lombardia è in costante peggioramento a causa del continuo incremento dei detenuti che in poco più di due anni sono aumentati di oltre il 40% (da poco più di 6000 del 2006 agli attuali 8.400, ma a Bergamo l'incremento è addirittura dell'88%). Questa situazione è destinata a peggiorare ulteriormente, difatti il personale impiegato continua inesorabilmente a diminuire per effetto dei continui distacchi o trasferimenti fuori regione e i detenuti sono destinati ad aumentare. Il personale amministrativo denuncia una carenza di circa il 50% in tutte le attività, per far funzionare i servizi vengono pertanto impiegate decine di unità di polizia in servizi amministrativi, aggravando ulteriormente la situazione agli addetti al servizio d'Istituto».Se lo si guarda solo attraverso le statistiche, viene difficile pensare come il sistema dell'amministrazione penitenziaria possa sorreggersi con le sue forze senza crollare di schianto. Come se non bastassero detenuti sopra la capienza regolamentare e personale sottodimensionato, c'è anche il capitolo infrastrutture che fa acqua da tutte le parti. Un segno evidente è l'ex aula bunker di via Gleno, ristrutturata e adattata, con un notevole dispendio di risorse pubbliche, ad ospitare la casa di reclusione di Bergamo. Con l'arrivo di trenta, quaranta agenti e la sistemazione degli arredi (mancano solo quelli) la nuova ala potrebbe aprire. Invece il personale non arriva e tutto è chiuso e vuoto da ormai più di un anno. Vero è che una volta aperta non risolverebbe la situazione, perché raccoglierebbe immediatamente i detenuti «fuori quota» delle altre carceri lombarde, ma è altrettanto vero che così com'è non serve a niente.Ci si prepara quindi a un'estate particolarmente calda, cercando di non superare mai la soglia critica predisponendo, quando necessario, i trasferimenti di quei detenuti che possono essere spostati («ma poi ci arrivano nuovi arrivi da San Vittore, per cui la situazione non si risolve certo così» commenta Porcino). Fino a quando il bicchiere sarà pieno o, per usare un'espressione del provveditore regionale delle carceri Luigi Pagano, «la vasca inizierà a traboccare» in tutta Italia e non solo in Lombardia. Allora – potrebbe essere questione di mesi – sarà ancora emergenza nazionale, esattamente come due anni fa, quando fu approvato l'indulto.Paolo Doni
tratto dall'Eco di Bergamo del 16 luglio 2008
Allarme in via Gleno: i detenuti sono 537, immigrati il 60% Il direttore Porcino: più espulsioni, altrimenti scoppiamo
Era stato previsto, già all'indomani dell'indulto del 2006: se non cambieranno le leggi sull'immigrazione e sulla tossicodipendenza i numeri dell'emergenza torneranno. E così è oggi, specialmente in Lombardia, dove tra gli istituti di pena quello di Bergamo è il terzo per sovraffollamento dopo San Vittore e Brescia. La capienza regolamentare è di 220 detenuti. Ieri se ne contavano 508 (più 29 semiliberi). Numeri così non si vedevano da almeno due anni, cioè da prima dell'indulto, dalle parti di via Gleno 61. Dall'agosto 2006, quando il numero di detenuti era sceso sotto le 300 unità, non si erano più viste celle occupate da tre, quattro letti, e brande sistemate a gruppi di dieci nelle stanze solitamente riservate alla biblioteca e alle attività ricreative. La differenza è che oggi non c'è nessuna prospettiva di alleggerimento: nessun provvedimento di clemenza all'orizzonte, niente che faccia pensare a un cambio di rotta nelle politiche penali relative ai reati di droga e all'immigrazione clandestina. Forse per questo la Casa circondariale è piena soprattutto di stranieri: sono 317, il che significa che sei detenuti su dieci sono immigrati.Per il direttore del carcere Antonino Porcino la situazione è gestibile, per il momento, «con impegno e fatica», ma «servirebbe un cambio di rotta per ricorrere meno alla carcerazione, e di più alle espulsioni immediate, nel caso dei clandestini, oppure alle misure alternative». Non mancano i segnali che indicano un innalzamento della tensione nelle carceri lombarde, e Bergamo non fa eccezione: i problemi di convivenza si ingigantiscono quando si vive schiacciati in pochi metri quadrati e le attività rieducative sono ridotte (l'ultima notizia, su questo fronte, è la drastica riduzione delle ore di assistenza psicologica). Niente che faccia pensare a proteste eclatanti, ma certamente il lavoro degli operatori, dalla polizia penitenziaria ai dipendenti amministrativi, è ogni giorno più pesante. Lo hanno ribadito lunedì davanti ai cancelli di San Vittore Cgil, Cisl e Uil: «La situazione dei lavoratori Penitenziari della Lombardia è in costante peggioramento a causa del continuo incremento dei detenuti che in poco più di due anni sono aumentati di oltre il 40% (da poco più di 6000 del 2006 agli attuali 8.400, ma a Bergamo l'incremento è addirittura dell'88%). Questa situazione è destinata a peggiorare ulteriormente, difatti il personale impiegato continua inesorabilmente a diminuire per effetto dei continui distacchi o trasferimenti fuori regione e i detenuti sono destinati ad aumentare. Il personale amministrativo denuncia una carenza di circa il 50% in tutte le attività, per far funzionare i servizi vengono pertanto impiegate decine di unità di polizia in servizi amministrativi, aggravando ulteriormente la situazione agli addetti al servizio d'Istituto».Se lo si guarda solo attraverso le statistiche, viene difficile pensare come il sistema dell'amministrazione penitenziaria possa sorreggersi con le sue forze senza crollare di schianto. Come se non bastassero detenuti sopra la capienza regolamentare e personale sottodimensionato, c'è anche il capitolo infrastrutture che fa acqua da tutte le parti. Un segno evidente è l'ex aula bunker di via Gleno, ristrutturata e adattata, con un notevole dispendio di risorse pubbliche, ad ospitare la casa di reclusione di Bergamo. Con l'arrivo di trenta, quaranta agenti e la sistemazione degli arredi (mancano solo quelli) la nuova ala potrebbe aprire. Invece il personale non arriva e tutto è chiuso e vuoto da ormai più di un anno. Vero è che una volta aperta non risolverebbe la situazione, perché raccoglierebbe immediatamente i detenuti «fuori quota» delle altre carceri lombarde, ma è altrettanto vero che così com'è non serve a niente.Ci si prepara quindi a un'estate particolarmente calda, cercando di non superare mai la soglia critica predisponendo, quando necessario, i trasferimenti di quei detenuti che possono essere spostati («ma poi ci arrivano nuovi arrivi da San Vittore, per cui la situazione non si risolve certo così» commenta Porcino). Fino a quando il bicchiere sarà pieno o, per usare un'espressione del provveditore regionale delle carceri Luigi Pagano, «la vasca inizierà a traboccare» in tutta Italia e non solo in Lombardia. Allora – potrebbe essere questione di mesi – sarà ancora emergenza nazionale, esattamente come due anni fa, quando fu approvato l'indulto.Paolo Doni
tratto dall'Eco di Bergamo del 16 luglio 2008
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