Bergamo Sociale Blog

... agiva quella potenza immediata che scaturisce da una cerchia d' uomini in raccoglimento: una percezione che ha sempre fatto presa su di me. Quando alcuni uomini guardano insieme un punto nello spazio, fissano qualcosa, si impadronisce di me un turbamento irresistibile. Il sangue mi sale alla testa: dissolve, cancella l'indifferenza che mi è connaturata. All'istante sono conquistato dalla loro gioia.
Pierre Drieu La Rochelle

martedì 18 marzo 2008

NO ALLE OLIMPIADI IN CINA!!!

"L'Italia non deve partecipare alle Olimpiadi di Pechino. I Giochi Olimpici sono bagnati del sangue dei tibetani. A Lhasa sono morte almeno 100 persone, alcune bruciate vive. Protestavano nell'anniversario della sanguinosa repressione cinese del 1959.Il buddismo non è una religione di conquista, non ha causato stragi secolari come le religioni monoteiste. Il buddista può essere ucciso, ma non uccide. Il governo cinese minaccia nuove stragi se i tibetani non cesseranno le manifestazioni entro lunedì. Li minaccia a casa loro, in una nazione occupata. Minaccia un popolo costretto in gran parte all'esilio. Di cui ha distrutto i monasteri. Di cui vorrebbe cancellare l'identità con una immigrazione selvaggia.I tibetani sono uno dei popoli più pacifici della terra. Da decine di anni è in atto nei loro confronti un piccolo olocausto dagli occhi a mandorla, ma l'Occidente volta sempre la testa dall'altra parte. Pecunia WTO non olet. Né Valium, né lo psiconano hanno voluto ricevere il Dalai Lama in visita in Italia lo scorso autunno. E' stato trattato come un paria, prima gli affari, poi i diritti civili. I nostri grandi statisti: la vergogna internazionale d'Italia.Gli atleti italiani rinuncino alle Olimpiadi. Facciano outing contro la dittatura, sarà la migliore azione della loro vita. Figli e nipoti ne saranno fieri. Molti taliani gliene daranno merito. Li ospiterò a casa mia durante le Olimpiadi e, come rimborso, li pagherò come personal trainer.Le Olimpiadi di Pechino non si possono celebrare sui massacri di Lhasa. Per ogni finale olimpica, per ogni premiazione ci sarà il ricordo di un tibetano assassinato e di una Nazione stuprata sotto gli occhi indifferenti del mondo. Ho incontrato il Dalai Lama a Milano. Ho incontrato un uomo buono, aperto, disponibile, ma assolutamente determinato a restituire la libertà al suo popolo. Lo saluto da questo blog.No alle Olimpiadi di sangue."

http://www.beppegrillo.it/2008/03/no_alle_olimpia/index.html


2 commenti:

Anonimo ha detto...

LE OLIMPIADI DELLA VIOLENZA:
Cina tra vere violenze e pseudo boicottaggi

Il costante silenzio delle istituzioni nazionali e internazionali sulla vicenda Tibet è quanto di più vile si possa ascoltare.
La logica moderna non permette di andare contro il colosso cinese. Le istituzioni liberali che vedono nel paese rosso il loro tesoro, un paese fatto di ricchi guadagni, soprusi e corruzione, per ovvi interessi economici stanno zitti, mentre la sinistra tutta, anch’essa con grossi interessi economici in ballo, tace. Forse perché in fondo i simpatici militari dagli occhi a mandarla sono i figli o i nipoti del mitico Mao. Ancora più increscioso è il silenzio del Vaticano che si nasconde sotto il velo del “Non so”, in quanto non ha emissari in Tibet e non ha notizie certe. Forse non basta che i servizi internet siano stati interrotti e che nessun giornalista possa entrare nel territorio tibetano, per affermare che siamo in presenza di un sopruso.
La realtà è una sola: ormai da decenni la Cina moderna (figlia di Mao), che ha cancellato la propria identità storica, vuole anche cancellare la forza e la tradizione millenaria del popolo tibetano.
Sulla questione tibetana è difficile intervenire per chi ha interessi commerciali con l’Oriente e l’equilibrio geopolitico vacilla ogni volta che qualche istituzione alza la voce; basti pensare che gli Stati Uniti d’America hanno tentato di incentivare il dialogo (non un intervento militare!) tra autorità tibetane e cinesi, ma sono stati subito bloccati dalla Russia che con Putin è intervenuta a gamba tesa sulla questione declassandola a mera polemica interna dove l’Europa e l’America non devono mettere becco.
L’abbandono politico in cui è stato lasciato il Tibet è stato evidente quando qualche mese fa il Dalai Lama in visita nel nostro paese è stato completamente ignorato dalle nostre istituzioni governative (ricordiamo che al governo c’era Prodi…) e da quelle ecclesiastiche. In fondo il Tibet non rappresenta nessun interesse economico, le Olimpiadi (Olimpiadi = grandi guadagni - no sport) si fanno in Cina non in Tibet, i grandi marchi hanno le fabbriche in Cina non nei monti tra i monaci… perché boicottare le Olimpiadi? La cultura millenaria di questo popolo non ingrassa nessuno, anzi! Forse la sua potenza spirituale può rappresentare una minaccia per chi non ha nulla da dire.
Sulla capacità di mobilitazione della destra per proteste, sit-in e manifestazioni varie non diciamo cose nuove quando constatiamo una certa riluttanza ad organizzare eventi di questo tipo, ma la sinistra dov’è? Dove sono finiti i manifestanti per le due Simona? Dove sono finiti quelli che espongono la bandiera della pace? Sempre pronti a manifestare sotto le Ambasciate americane, come mai non vanno anche sotto quelle cinesi? Sperando che la questione tibetana si esaurisca in una soluzione improntata sul dialogo e non sul continuo invio di truppe, la vera realtà è che la Cina è un mare magnum di soprusi, violazioni di diritti umani e corruzione. Protestare contro questo degrado sociale è doveroso anche perché i nostri lavoratori che si battono per la sicurezza, per orari dignitosi, per la loro dignità hanno come concorrenti i lavoratori cinesi sfruttati.
Affrontare il problema globalizzazione e delocalizzazione delle imprese ovviamente è scomodo, quando sono stati i grandi produttori europei e americani ad iniziare per primi questo processo. E’ scomodo dire che se il mercato è comune anche le regole devono essere comuni.
Come è bello essere scomodi!
Boicottiamo le Olimpiadi della violenza!

Anonimo ha detto...

BOICOTTIAMO LE OLIMPIADI!
NO PECHINO 2008